DO NO HARM!

“Do no harm!” è, in termini brevissimi, il principio ispiratore del Next Generation EU. "Non nuocere!" significa che nessun finanziamento europeo, per i prossimi sette anni, potrà andare ai progetti che danneggiano l'ambiente. Ad esempio: no nuove autostrade, no sfruttamento delle risorse fossili, no inceneritori, no industrie inquinanti, no sfruttamento del suolo ma attenzione ai diritti delle comunità vulnerabili, alla terra e alle risorse naturali.

 

Next Generation EU

Next Generation EU è uno strumento destinato alla ripresa economica in area EU concepito anche in previsione di un’economia più verde. Lo strumento si fonda su grandi pilastri, tra i quali: piani per il clima, di ripresa, per la resilienza; sostegno agli investimenti privati e prevenzione dei futuri impatti sulla salute. Ciascun piano per la ripresa e la resilienza dovrà includere almeno un 37% di spesa per il clima.

 

Tassonomia green

Quali sono gli investimenti eco-sostenibili? La “tassonomia green”, è il linguaggio comune approvato dal Parlamento europeo (Luglio 2020) attraverso un quadro di criteri uniformi, ossia un modo per classificare se l’attività economica è sostenibile dal punto di vista ambientale.

“Obiettivi ambientali

Ai fini del presente regolamento s'intendono per obiettivi ambientali:

  1. a) la mitigazione dei cambiamenti climatici;
  2. b) l'adattamento ai cambiamenti climatici;
  3. c) l'uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
  4. d) la transizione verso un'economia circolare;
  5. e) la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento;
  6. f) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

 

Progetti faro

La Commissione europea, il 17 settembre 2020 ha presentato gli orientamenti aggiuntivi destinati agli Stati membri per la presentazione dei loro piani di ripresa e resilienza basati sulla strategia di crescita del Green Deal. I piani di investimento degli stati membri saranno indirizzati verso “progetti faro” volti a perseguire i seguenti obiettivi principali (Comunicato Stampa – Commissione Europea-):

  1. Utilizzare più energia pulita (Power up) - Utilizzare prontamente tecnologie pulite adeguate alle esigenze future e accelerare lo sviluppo e l'uso delle energie rinnovabili.
  1. Rinnovare (Renovate) - Migliorare l'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati.
  2. Ricaricare e rifornire (Recharge and Refuel) - Promuovere tecnologie pulite adeguate alle esigenze future per accelerare l'uso di sistemi di trasporto sostenibili, accessibili e intelligenti, stazioni di ricarica e rifornimento e l'estensione dei trasporti pubblici.
  3. Collegare (Connect) - Estendere rapidamente i servizi veloci a banda larga a tutte le regioni e a tutte le famiglie, comprese le reti in fibra ottica e 5G.
  4. Modernizzare (Modernise) - Digitalizzare la pubblica amministrazione e i servizi pubblici, compresi i sistemi giudiziari e sanitari
  5. Espandere (Scale-up) - Aumentare le capacità di cloud industriale europeo di dati e lo sviluppo dei processori più potenti, all'avanguardia e sostenibili.
  6. Riqualificare e migliorare le competenze (reskill and upskill) - Adattare i sistemi d'istruzione per promuovere le competenze digitali e la formazione scolastica e professionale per tutte le età.

 

I territori e gli obbiettivi di sviluppo sostenibile

Ma quanto è allineata l’Italia agli obbiettivi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030? L’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) elabora periodicamente un sistema di indicatori sintetici che misurano la situazione italiana verso SDGs (Sustainable Development Goals) in vista della nuova fase di programmazione dei fondi europei 2021-2027 e del disegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) collegato al Next Generation EU. Nel 2020 l’Italia mostra segni di miglioramento per: Consumo e produzione responsabili, Lotta contro il cambiamento climatico, Pace giustizia e istituzioni solide. Mentre è prevedibile un peggioramento per: Consumo e produzione responsabili, Lotta contro il cambiamento climatico, Pace, giustizia e istituzioni solide. A causa della pandemia e della conseguente riduzione del PIL è atteso un aggravamento sui “fronti” sociali: Sconfiggere la povertà, Sconfiggere la fame, Salute e benessere, Istruzione di qualità per tutti, Parità di genere, Lavoro dignitoso e crescita economica, Imprese e innovazione e infrastrutture, Ridurre le disuguaglianze. Non è stato possibile produrre una stima dell’andamento nel 2020 per gli Obiettivi: Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, Energia pulita e accessibile, Città e comunità sostenibili, Vita sott’acqua, Vita sulla terra. L'intera UE ha risultati particolarmente negativi per il Goal (indicatore) 2 “Sconfiggere la fame”, a causa di diete insostenibili, tassi di obesità elevati e incremento delle pratiche agricole non sostenibili. Si osservano inoltre divari importanti nelle prestazioni la lotta contro il cambiamento climatico, la vita sott’acqua e la vita sulla Terra. All’interno del panorama europeo, l’Italia si colloca al 23esimo posto su 31 nazioni, mostrando gravi lacune in molti SDGs.

 

L’Italia verso il 2030

Come valutare il cammino dell’Italia per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda2030? Dalla speciale classifica dei target, qui di seguito si riportano i livelli dei target ambientali da una lista di 22 target quantitativi riferiti ai diversi Goal calcolati dall’ ASviS (qui di seguito alcuni target significativi dal punto di vista ambientale):  

- Entro il 2030 ridurre la quota di fertilizzanti distribuiti in agricoltura del 20% rispetto al 2018 [510 kg per ha] (Fonte: Strategia dal produttore al consumatore UE 2030)

- Entro il 2030 raggiungere quota 25% di SAU investita da coltivazioni biologiche, 15,5 % nel 2018 (Fonte: Strategia dal produttore al consumatore UE 2030)

- Entro il 2030 raggiungere quota 32% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia, 18,3 % nel 2017 (Fonte: Green Deal europeo)

- Entro il 2030 aumentare la quota di posti-km offerti dal trasporto pubblico locale del 26% rispetto al 2004 [4553 posti-Km per abitante nel 2018] (Fonte: Indicazione metodologica Eurostat)

- Entro il 2030 raggiungere quota 3 giorni di superamenti del valore limite giornaliero previsto per il PM10 nei comuni capoluogo di provincia [31,4 giorni nel 2018] (Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità)

- Entro il 2030 ridurre la quota di rifiuti urbani prodotti pro-capite del 27% rispetto al 2003 [500 kg/ab anno nel 2018] (Fonte: Indicazione metodologica Eurostat)

- Entro il 2030 ridurre la quota di emissioni di gas serra del 55% rispetto al 1990 [436740 migliaia di tep nel 2017] (Fonte: Green Deal europeo)

- Entro il 2050 azzerare l’incremento annuo di suolo consumato [5186,4 ha nel 2019] (Fonte: Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’uso delle risorse)

- Entro il 2030 raggiungere quota 30% di aree protette terrestri [10,5 % 2019] (Fonte: Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030)

A conti fatti l’Italia non è sulla giusta strada della sostenibilità e non è attualmente in grado di raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda2030.>

 

Le linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Da oramai due decenni l’Italia cresce meno della media dei Paesi avanzati.

  • Seppur in recupero negli ultimi anni, il tasso di investimento è rimasto sotto ai livelli pre-2008, anche nella component e degli investimenti pubblici
  • La spesa per ricerca e sviluppo è inferiore alla media UE, così come lo sono l’innovazione e digitalizzazione
  • Il tasso di partecipazione al lavoro e il tasso di occupazione sono tra i più bassi dell’UE
  • Il Paese è altamente vulnerabile a calamità naturali e dissesto idrogeologico

Tra tutte le sfide emerge la transizione verde perché l’inquinamento dei centri urbani rimane elevato e il 3,3 % della popolazione vive in aree dove sono stati superati i limiti UE delle sostanze inquinanti e l’inquinamento del suolo e delle acque è sopra soglia, soprattutto nella pianura padana.

Quale sarà missione green del PNRR verso la transizione ecologica?

  • Investimenti finalizzati a conseguire obiettivi European Green Deal (inclusa la strategia «From farm to fork»)
  • Infrastrutture per la graduale de-carbonizzazione dei trasporti e mobilità di nuova generazione
  • Adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria e forestazione urbana
  • Miglioramento efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici, privati e degli stabilimenti produttivi
  • Gestione integrata del ciclo delle acque (anche a i fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque interne e marine ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento
  • Protezione dell’ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici, rimboschimenti e ricostruzioni boschive.
  • Riconversione produzione e trasporto energia in chiave sostenibile
  • Investimenti per economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili)
  • Sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia (Taranto)
  • Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale
  • Promuovere l'adozione dei criteri ambientali minimi e la fiscalità di vantaggio per le imprese sostenibili

 

Il caso Veneto

Per il 2020, ASviS con il rapporto “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presenta la più dettagliata immagine della situazione dei territori italiani. La regione del Nord-Est mostra allontanamenti significativi degli indicatori relativi all’uso di fertilizzanti, all’efficienza idrica, alla disuguaglianza nel reddito, alla produzione di rifiuti pro-capite (482 kg/ab.*anno nel 2018) e al consumo di suolo. Degni di una nota di demerito sono: i giorni di superamento del valore limite giornaliero previsto per il PM10 nei comuni capoluogo di provincia è ancora troppo alto (37,1 giorni nel 2018); la quota di posti-km offerti dal trasporto pubblico locale del 26% rispetto al 2004 (5406 posti-Km per abitante nel 2018). La riduzione della quota di rifiuti urbani prodotti pro-capite dovrebbe essere ridotta al 27% entro il 2030 rispetto al 2003 (482 kg/ab.*anno nel 2018)

 

L’area metropolitana di Venezia

Il consumo di suolo registra un significativo allontanamento dal target nell’ultimo quinquennio: +616.7 ettari di suolo consumato tra il 2015 e il 2019. Risulta estremamente negativo anche l’indicatore sul trasporto pubblico che registra una perdita, tra il 2004 e il 2018, di 117 posti-km per abitante (223 tra il 2013 e il 2018).

Ma che fine fanno i fondi messi a disposizione dall’Europa? Tanto per farsi un’idea è bene sapere che di la Città Metropolitana di Venezia con Il PON Metro (Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane), nei sette anni che vanno dal 2014 al 2020 ha utilizzato una dotazione finanziaria totale di circa 893.000.000 di euro, di cui 588.000.000 euro a valere sui Fondi strutturali europei e 305.000.000 di co-finanziamento nazionale. Questi fondi sono andati a progetti di cui forse i cittadini non vedono mai traccia e sarebbe bene averne contezza fin dalla loro nascita.

 

Il PRRR della Regione del Veneto

Il Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza (PRRR) della Regione del Veneto, in 466 pagine, individua 155 progetti raggruppati in 13 macro-aree (missioni), per un ammontare di circa 25 miliardi di euro suddivisi in 2 priorità: 1 “indispensabile” (62%) e 2 “necessario” (38%). Cospicui investimenti sono previsti per la missione “Salute” con motivazioni legate all’edilizia ospedaliera e sociale e relativo adeguamento sismico. Vi sono fondi destinati al “sostegno al rafforzamento e all’evoluzione digitale del sistema fieristico veneto” o al “Potenziamento degli strumenti finanziari per la maggior competitività delle imprese sui mercati internazionali” o per la “Space Economy. Una delle 13 missioni è quella destinata alle Olimpiadi invernali Milano e Cortina 2026 con circa 640 milioni di euro.  

I progetti, come indicato dalle Linee Guida, dovranno essere appaltabili entro il 2023 ed essere completati entro il 2026 così da poter monitorare il progresso e verificare l’efficacia. Questo dovrebbe escludere le grandi opere, indirizzando la scelta verso progetti più semplici e capaci di generare impatti positivi sul settore in tempi rapidi. Sarà così?

Comitato Regionale Veneto di Responsabilità Ambientale in vista del Next Generation EU

Nella gestione delle risorse pubbliche sono necessarie modalità attive di coinvolgimento precedute da informazioni, assistenza alla rendicontazione e alla trasparenza degli investimenti. Chi è impegnato sul territorio, i volontari, il terzo settore e le persone interessate ai temi ambientali sono il presidio indispensabile per la cura del territorio, sono interlocutori prioritari nelle scelte di sostenibilità ambientale e andrebbero riconosciuti e valorizzati. L’attuazione del Next Generation EU per mezzo del Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza del Veneto, dovrebbe passare attraverso la partecipazione e la sorveglianza del Comitato Regionale Veneto di Responsabilità Ambientale: il nuovo protagonista delle scelte strategiche ambientali.